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Uomini e cavalli

- Considera questo Chianti riserva come il calumet della pace fratello-  Skizzo armeggiava quella bottiglia con movimenti solenni ma anche un po’ appannati, poi si avvicinò ad Enriquez con la sua sedia a rotelle senza accorgersi che aveva involontariamente schiacciato la coda al suo gatto che stava dormendo sul tappeto.  – Povera bestia, sei sempre stato maldestro, sembri quasi dispiaciuto, stappa dai!  Enriquez lo conosceva fin troppo, sapeva benissimo che il gatto era uno dei tantissimi “danni collaterali” trovati sul suo percorso.  Un profumo invitante di carne grigliata si stava sprigionando per tutta la stanza, proveniva dal giardino dove Hulka, una specie di valchiria lettone assunta da poco stava preparando la cena.  – Questi sono gli odori che amo! disse Skizzo, cercando un cenno di approvazione nel compare, – La Toscana sa offrire sensazioni paradisiache al palato! continuò sorseggiando avidamente il calice di vino quasi volesse fare gargarismi.  – Che carne sta grigliando il molosso di fuori? domandò Enriquez sospettoso ma allo stesso tempo affamato  – A caval Donato non si guarda in bocca! disse Skizzo sogghignando mentre gli fece l’occhiolino  In quel momento Enriquez capì e si rassegnò che quell’uomo non sarebbe mai cambiato e non fece più domande, si mise il bavaglio, era tempo di magna magna.

4 anni prima, Siena, Toscana.

La piazza era gremita in ogni suo spazio, la gente era arroccata su balconi e finestre, i decibel sprigionati dagli altoparlanti superavano il limite di sopportazione, gli uomini con i suoi cavalli sembravano soldati drogati prima di andare al massacro. I quattro capitani rimasti a gareggiare si scrutavano dalle loro postazioni attorniati dai loro vassalli e beniamini, nessuno dei fantini delle altre tre squadre che dovevano presentarsi al via si vide, circolava voce che nella notte precedente al palio due di loro fossero rimasti chiusi in un osteria in preda a strane allucinazioni o avvelenamento, mentre per il  l’altro cavallo dell’altra squadra, quello tra i favoriti, ci furono indiscrezioni che lo volevano cotto e mangiato da chissà chi.  Il condottiero della squadra dei Ciuccia sfoggiava il suo purosangue, lo aveva chiamato il “Tribula” , un avelignese di cui si faceva un gran parlare per il suo aspetto slanciato, e che avrebbe potuto sbarazzarsi della concorrenza se non venisse distratto. Dall’alto della sua postazione Octavio e la sua quadra, sembrava già assaporarsi la vittoria, il suo cavallo, reduce da numerose vittorie in terra inglese, si chiamava: il “Mago” un esemplare di razza anglosassone nerboruto capace di immolarsi senza paura in duelli di velocità spesso rovinosi.  Più in là, la quadra delle vecchie glorie intenti a farsi ammaliare da donnone procaci di dubbio gusto, il loro fantino, Enriquez sussurrava all’orecchio del suo fido “Ombroso”  un cavallo arabo di gran coscia, alcune cose mentre gli dava da mangiare strani zuccherini, sembravano mentine colorate , il cavallo sembrava contento e annuiva.  Ma era dall’altra parte della piazza che si avvicinava Skizzo, il capitano dell’omonima fazione che tanto aveva suscitato scalpore nelle settimane precedenti all’evento per i suoi comportamenti, arrivato inizialmente in sordina, si era poi ritagliato uno spazio di tutto rispetto, conosciuto per la sua voracità, era anche scaltro e abile ad approfittare dei punti deboli dei suoi avversari, avrebbe cavalcato: “Uncino” altro purosangue avelignese fratello dell’altro cavallo “Tribula” che però aveva caratteristiche totalmente diverse, dotato di doti quasi feline, l’equino in questione riusciva spesso a prevalere sugli altri concorrenti con sprint al limite del regolamento.   Il mossiere, colui che deve dare il via alle danze, aveva il suo da fare per calmare gli animi tra i vari sostenitori delle varie contrade, piazza del campo sembrava esplodere.  Ci fu un boato, erano partiti i quattro fantini e rispettivi cavalli per i tre giri della piazza, un chilometro che tenne il cuore in gola a tutti, si alzò subito un polverone a ridosso degli spalti dei vip, tra i quali spiccava il presidente della regione e la sua consorte belga, la signora Marpioni, nota a tutti come una scommettitrice senza scrupoli, da più di un quarto d’ora teneva d’occhi lo stallone “Tribula”.  Al primo giro erano già in testa i due fantini della contrada Ciuccia e dei Tennesi, ma alla seconda tornata si era riformato il quartetto, se non che a un certo punto il cavallo chiamato “Mago” finì lungo contro le transenne dei vip, il cavallo che lo marcava stretto, il “Tribula” lo seguì erroneamente scalzando di sella il fantino dei Ciuccia, il risultato fu imbarazzante, parte degli spalti crollarono e proprio la governatrice Marpioni si trovò tra le braccia lo stallone “Tribula” che ormai frastornato la rapì fuggendo imbizzarrito per le vie della città.  A questo punto sulla pista rimanevano solo due fantini a giocarsi la vittoria, all’ultima curva Skizzo e il suo cavallo “Uncino” prese un metro di vantaggio e poco prima del traguardo alzò le braccia al cielo, ma non si accorse dello slancio furioso del cavallo “Ombroso” che lo stava superando all’interno, il risultato fu disastroso, nessuno dei due riuscì a tagliare il traguardo e finirono entrambi all’ospedale insieme ai loro benamati cavalli.  Ci fu sgomento in tutta la piazza, all’improvviso uno scalpitare di zoccoli e apparse dal nulla il cavallo di riserva della contrada dei Ciuccia, un giovane stallone con raffigurato il marchio della Lidl sul fianco, in perfetta solitudine tagliò il traguardo sotto gli occhi increduli della folla. Di quel cavallo non si seppe quasi nulla, solo indiscrezioni di qualcuno che vide Skizzo dopo la sua lunga degenza passata in clinica, offrire denaro  e bancali di vino al suo veterinario.  Enriquez giurò una vendetta che non arrivò mai, entrambi erano fuori uso ormai e l’unica cosa che potevano cavalcare ancora era una carrozzella, forse allora era venuto il momento di seppellire l’ascia di guerra e aprire i freezer con i loro contenuti segreti..

SENTIERI PERDUTI UN PIZZICO DI GOLIARDIA PER PASSARE L’INVERNO E NON SOLO..

“Non ci sono più dubbi, il Tour de pance si riconferma anche quest’anno come una delle più folli corse a tappe del panorama ciclistico nazionale, un fenomeno da studiare, un mix di demenza e sport, è singolare come la bicicletta possa accomunare simili personaggi…” ( Il sole 25 ore )

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