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“L’INGANNO DI GESSO” atto sesto
Dopo esser stato a capo del Tour de pance per due anni, autoproclamandosi presidente tramite votazione assistita, l’ex dottor Premuri, radiato dall’albo proprio due anni prima a causa dell’ennesima liposuzione finita sparpagliata sul soffitto della sala operatoria, aveva messo in atto uno dei suoi oscuri piani per eliminare i suoi più diretti avversari per la conquista del tour. Guidava l’automobile poche volte all’anno, a seconda di quando gli ridavano la patente, le finestre temporali gli bastavano solo per azzoppare quelli giusti, facilmente individuabili per l’inconfondibile divisa, sistematicamente poi si scusava mettendo loro in mano qualche bigliettone e offrendo loro eventuali cure da buon dottore, poi inspiegabilmente i malcapitati non ricordavano più nulla dell’accaduto, ma non sempre andava come previsto e qualcuno andava fino in fondo, ma l’aveva messo in conto, nei tempi morti senza auto usava altri metodi. Intanto il tour cominciava, si poteva notare subito che il numero dei partecipanti era a dir poco dimezzato, ma lui dava colpa al meteo che negli ultimi tempi faceva i capricci, il presidente precedente non l’avrebbe mai detto, ma poco importa, adesso lui non dava più fastidio, faceva parte dei ruderi romani trovati negli scavi nei pressi della rotonda da lui preferita, lì si era già sbarazzato di altri personaggi, bastava accompagnarli stringendo un po la curva, poi si finiva nel posto nobile di sotto abitato molti secoli prima dagli antenati che vivevano in busa… Qualcuno si chiese come mai tutte quelle coincidenze, poteva succedere che qualche ciclista finisse urtato o fuori strada a causa di qualche incurante automobilista, ma come mai sempre lì, e sopratutto perchè sempre quelli del tour? Le cronache locali si sprecavano con fantomatici killer pagati da qualcuno per far fuori i vari papabili vincitori, ma era tutto “fatto in casa”, e il dottor Premuri minimizzava sempre in conferenza stampa, ” ah.. erano distratti, spesso i miei chissà cosa pensano, mah..”, però la gente ormai era allarmata, aspettavano solo il nome del prossimo, era solo questione di tempo. Arrivò la tappa dell’alba, in passato tradizionalmente il dottore faceva di tutto per aggiudicarsela, a maggior ragione ora che era presidente non potava farsela sfuggire, aveva solo da guardarsi le spalle da un terzetto di concorrenti, li chiamavano i “Dalton”, non per la loro sequenza in scala, ma forse per le loro “marachelle”, in realtà erano dei gran bravi guastatori in corsa, lavoravano in gruppo, ma sempre senza dare nell’occhio, di disponevano in formazione chiamata “a ventaglio”, e se ci finivi dentro erano guai, questi andavano sicuramente lasciati subito dietro se non voleva trovarseli tra i piedi. Levati quelli, gli altri big si trovavano più o meno impossibilitati a partecipare quel giorno, chi infermo, chi rimbambito, addirittura uno dei favoriti, il Mago, lo avevano incastrato incolpandolo di un fatto non chiaro, il tutto pagando degli informatori malandrini. Quando lui stesso diede il via all’altezza della prima galleria, il sole faceva già capolino tra i tornanti della strada sul lago, magnifico, il posto giusto per incoronare un altro successo, tutto filava liscio, si trovavva già al comando da solo con uno scatto mentre gridava il via, alla seconda galleria aveva già un discreto margine sugli inseguitori, si concese il lusso di sorseggiare un po’ di succo d’arancia ammirando il panorama di sotto, non si accorse però di quella sagoma tra i cespugli, qualzo se lo trovò di fronte ebbe solo il tempo di ammirare i suoi baffoni, poi la notte ritornò solo per lui. Quando si risvegliò, si domandò come mai le carceri di oggi fossero ancora così malmesse, ci volle un po’ di tempo per rendersi conto che si trovava in una di quelle celle austro ungariche tra le rocce della Rocchetta, ai lati qualcuno gli aveva gettato un quotidiano accartocciato, lo aprì inghiottendo l’ennesimo rospo, vide tre personaggi con le mani alzate in segno di vittoria ai lati della chiesetta dell’abitato di Pregasina, sputò per terra, questa volta si era fatto fregare, vide un fantoccio di cartongesso in fondo alla cella, aveva una barbetta strana….
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LA “GRAMMO MANIA”
” Ding”, non più il trillare della sveglia, ma l’oramai ennesimo inconfondibile suono del dente caduto nel bicchiere di vetro, e per il Ciclone Kontrowicz inizia una nuova giornata di “ripetute”. Ma forse è meglio fare un passo indietro. Da anni il Ciclone combatteva la sua battaglia personale contro la bilancia, ma quasi sempre la sua incostanza lo portava ad abbandonare i suoi ambiziosi progetti, e i suoi avversari non si preoccupavano ormai più. Sbagliarono, perchè la determinazione del Ciclone lo portò a fare una vera e propria metamorfosi, come un baco da seta, cominciò a tessere la sua tela giorno per giorno, perdendo però di vista la realtà poco a poco. L’obbiettivo di un ciclista è quello di tenersi in forma, col tempo magari può succedere che si voglia spingersi sempre più in là, ad esempio cominciando a pesare i materiali cercando di alleggerirsi, successivamente controllando il proprio peso per andare sempre più veloce, il resto diventa ossessione. Lui naturalmente pensava di essere nel giusto quando la prima volta cominciò a depilarsi sistematicamente con varie cremette al napalm, non si pose il dubbio neanche quando si levò le unghie, anzi era alquanto compiaciuto dei grammi persi. Pesarsi un anno prima per lui voleva dire recarsi all’associazione agraria su quelle bilance molto tolleranti, ma adesso il rito del pesaggio poteva durare decine di minuti, innanzitutto prima bisognava assolutamente alleggerirsi del materiale biologico nell’intestino, un clistere di nitro glicerina era sempre gradito, digiuno da almeno sei ore e trattenere il respiro sino a vedere materializzato sul display della bilancia di precisione il numero da lui desiderato, da quello dipendeva essenzialmente l’umore della giornata che lo aspettava. Completamente glabbro, pelato dalla testa ai piedi, sorrideva compiaciuto davanti allo specchio senza più quegli inutili denti, e si domandava se anche il suo acerrimo rivale sarebbe stato capace di tanto. Ma l’altro, era già andato oltre, non si era fermato, la sua dieta di miglio per uccellini, unita ad una specie di mega aspirapolvere futuristico, lo aveva fatto volatilizzare già da tempo, era leggerissimo e fluttuava nell’aria come una proiezione oleografica, grammi zero finalmente ! Ogni tanto però, sentiva la mancanza di una scorpacciata di wurstel e allora tornava sulla terra non più per pedalare, ma per ritrovarsi con l’amico rivale per affrontare sfide al limite della decenza, abbuffate indicibili a ritmi infernali, allla fine uno a turno cadeva esausto al suolo, ma trovavano sempre una scusa del tipo : ” no, è perchè oggi ero un po’ pesante… “, insomma su qualcosa dovevano pure recriminare…
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“IL CIRCO 69″
All’inizio fu il cirque du soleil, poi ne vennero altri, ma con modalità completamente diverse dal momento che le nuove normative vietavano l’impiego di animali al circo la nuova frontiera si era spostata sugli umani, non solo evoluzioni, acrobati o funamboli, quella era roba sorpassata, adesso si doveva rimpiazzare quello che facevano le bestie. Nella ridente località lacustre era arrivato da 2 giorni il circo “69″, un numero che si addiceva visto che le varie situazioni all’interno dello spettacolo erano ribaltate, infatti all’interno del tendone gli spettatori erano animali, mentre ai numeri che erano riservati normalmente a loro c’erano gli uomini, una scelta coraggiosa che però stava già dando i primi frutti. La novità richiamava personaggi illustri di quelli che un tempo erano attori nei cartoni animati , da Walt Disney ad Hanna e Barbera, in prima fila quella sera ce n’erano molti, gatto silvestro e la sua signora e prole, loro si divertivano a vedere le malefatte di Enriquez, poi la peppa pig e family che guardavano con occhio suggestivo il Ciucciarodelle ( forse per il lavoro che quest’ultimo svolgeva e lo legava crudelmente ai loro avi). Sfilato ma sorridente, Matley che si spanciava nel vedere il ciclone Kontrowicz che si dannava per la medaglia ai danni del Mago G, su quelle biciclettine una volta riservate agli orsi, ora quei strani personaggi di quello che una volta era chiamato tour de pance, erano diventati i cartoni animati di adesso per una strana ironia della sorte. “Forza! forza!” seduto sulla tribuna riservata alla sua famiglia, il proprietario del circo, un certo Willy, incitava il suo pupillo, quel Verdurer che si dannava a rincorrere il Ciucciarode, ma sbatteva tra i vari ostacoli come un birillo impazzito, la moglie di Willy, elegante sfoggiava un collo di pelliccia di struzzo e si spanciava dalle risate, il marito però non approvava, sperava che il Verdurer potesse prevalere, gli aveva fornito un piccolo motorino a scoppio per ripartire dopo le curve, il risultato era spesso esilarante con il Ciucciarode che infiammava il pubblico con le sue derapate polverose lasciando il Verdurer sul posto. L’orso di Masha invece era a bocca aperta nel vedere qualcuno che superasse la sua abilità nel inforcare la biciclettina e sfrecciare sotto il naso del proprietario, il Capitan uncino aveva catturato l’attenzione di tutto il tendone, un autentico clone di quel Bip bip ormai invecchiato che lo incitava provocando ancor di più la stizza del signor Willy. In fondo però era tutto guadagno, i presenti avevano superato anche la sua più fervida immaginazione, il suo spettacolo folle aveva ormai oscurato anche i migliori fratelli Dalton dei fumetti, quelli del tour si erano finalmente consacrati come le caricature di se stessi, ed erano felici.
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“UNA VITA DA COYOTE”
Erano le 17 e 25, mancavano pochi minuti alla fine del turno giornaliero, i coyote Alessio indossò la giacca a vento per proteggersi dal freddo quando doveva entrare in cella frigorifera, ma quella in cui stava per entrare non era una cella qualunque piena di prosciutti o salumi, era un angolo dismesso nel fabbricato adiacente al salumificio, lui aveva ripristinato una vecchia cella dove nascondeva un segreto prezioso. Lo struzzo uncino era in prima fila, si distingueva solo da quel sorriso a denti stretti che aveva ancora disegnato sul volto quando rimase insacchettato, a seguire si intravedeva lo struzzo Verdurim, anche lui avvolto sottovuoto nel budello, ma non erano soli, poco più in là nella penombra c’erano altri struzzi, ma sembrava non degnarsi molto di loro, quelli costituivano una pesca di tono minore. Soddisfatto, il coyote uscì in cortile e si avviò verso lo spogliatoio per cambiarsi e ritornare a casa per allenarsi a dovere per la prossima prova, Tenno incombeva, mancava solo una settimana e doveva essere pronto per la sfida. Li aveva ingannati con la scusa di allenarsi assieme, il giro che proponeva loro comprendeva una sgambata sul monte velo per ridiscendere in valle passando per Nago, dopo una breve svolta a sinistra, diceva ai malcapitati di fare un fuori soglia lungo una breve galleria, li lasciava passare davanti e proprio all’uscita, la trappola che aveva teso loro scattava, venivano risucchiati dal macchinario usato per insacchettare i wurstel che lui aveva sapientemente modificato, e da lì in poi potevano solo sperare di non finire come merce in un grande supermercato. la sua vendetta sembrava riuscita a pennello, quasi quasi si stupiva di se stesso, non doveva più sentire quel fastidioso beep beep e mangiare la loro polvere. Per realizzare il suo progetto si era servito della preziosa collaborazione del coyote Ciaram, una vecchia volpe degli agguati, nonché un collega di lavoro che conosceva bene il modo più veloce per imbudellare i vari struzzi, un interesse comune che poteva funzionare per poi giocarsi le proprie carte sulla strada. La notte prima della classica di Tenno l’aria era elettrica, i due per avere la giornata libera della gara si erano fatti mettere di turno la sera prima, alle 2 di notte smontavano, mancavano pochi minuti, giusto il tempo per ritrovarsi nella cella frigorifera, controllare che i loro struzzi fossero tutti al loro posto e scambiarsi la buonanotte. Dopo un saluto fugace, i due complici, voltarono le spalle l’uno all’altro e quasi all’unisono rallentarono i loro passi fulminati dal classico colpo di genio che colpisce i coyoti, esseri cervellotici ma anche prevedibili nelle loro performance, e spesso vanificano i loro sforzi per particolari elementari che gli sfuggono, è la loro natura. Ed è proprio la loro natura che li rende anche poco affidabili, e anche tra di loro l’amicizia può durare lo spazio di un banchetto, Ale e Ciaram infatti non rappresentavano l’eccezione, mentre si recavano verso i loro armadietti per cambiarsi, già avevano fatto frullare i loro cervelli per fregarsi a vicenda la piazza il giorno dopo. Non si erano curati però dello strano stridio che proveniva da in fondo alla cella, sembrava un suono provocato da mille elastici in tensione, il budello era studiato per contenere struzzi di dimensioni normali, quello che conteneva il Ciclone Kontrowicz era resistito sin troppo, il micidiale peso che doveva sopportare era stato fatale, il ciclone sgusciò via e piombò al suolo, solo allora capì dove si trovava, si guardò intorno e vide tutti i suoi colleghi avvolti da quella strana membrava, ci pensò però un momento prima di liberarli, si sgranò gli occhi per capire bene che non fossero magnifici prosciutti e poi passò all’azione quasi a malincuore, sperava che fossero davvero dei salumi…. E’ inutile dire cosa successe durante la tappa, diciamo solo che a poche centinaia di metri dall’arrivo, tra i vari coyoti che sgomitavano tra di loro per sopraffarsi, si insinuò un vento improvviso preceduto dal ormai consueto beep beep, quando la polvere si pose, con gli occhi crepati dallo sforzo, i coyoti increduli piegarono per l’ennesima volta le loro lunghe orecchie, ma mai domi, sappiamo che dentro le Loro teste si erano già accese altre idee….
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“IL DUBBIO AMLETICO”
Tra i cartoni animati della mia infanzia ricordo principalmente due categorie, la prima era composta da personaggi più o meno bizzarri come mister magoo, o chi come lui che passavano indenni attraverso situazioni impossibili, e una seconda che comprendeva una nutrita schiera di “sfigati” che partiva da paperino passando da gatto silvestro per arrivare infine a quello che colpì maggiormente la mia fantasia, ovvero il povero Willy coyote. Non nutrivo particolari simpatie, lo ammetto, sia per quelli come il canarino titti ma sopratutto verso l’irriverente struzzo bip-bip, (a parer nostro dopato, ma mai colto in fragrante ) che lasciava sempre sul posto con conseguenze spesso catastrofiche il malcapitato Willy. Qualche volta avrei voluto catapultarmi nel tellevisore a valvole in bianco e nero per aiutare il coyote, non nascondo che mi faceva incazzare da matti il fatto di saper già come andava a finire, l’illusione di un finale a sorpresa svaniva insieme alla polvere lasciata dal passaggio dello struzzo in fuga. A quell’età non potevo fare una serena disamina a freddo sul fatto che Willy il coyote faceva parte di uno dei vari “cattivi” predestinati, e nei cartoni animati in nessun caso potevano avere la meglio sui “buoni”. Ricordo che tra gli michetti che frequentavo era nata l’idea di crivere una lettera di protesta agli autori del cartone con la speranza che magari ci avrebbero ascoltato, ai giorni nostri sarebbe probabilmente risultata come una intimidazione assai sconsigliata, poi pensammo che prima o poi qualcuno avrebbe scritto un finale diverso, bisognava aver pazienza. A dire il vero esisteva ed esiste da sempre l’altra scuola di pensiero, la scuola dei più “furbi”, ma forse è meglio chiamarla dei “mordi e fuggi”, sostenitrice dei bip-bip, e probabilmente anche più numerosa, sempre pronta a salire sulla carrozza del vincitore, un po’ come quelli che cambiano la squadra del cuore a seconda dei risultati. Spesso nella vita reale per essere vincente devi essere in grado di trasformarti per stare al passo, nel caso specifico del TDP poi, saper leggere la situazione e cambiar costume al momento giusto, a seconda dell’aria che tira potrebbe fare la differenza, ma esiste anche la via “pura”, rimanere fedeli al personaggio sia esso il bip-bip che il coyote, non c’è una formula sicura al cento per cento, vediamo in seguito dei simpatici esempi di etichettatura di personaggi del TDP che abbiamo voluto abbinare ai Willy e bip-bip, premesso che al tour de pance nessuno è rimasto mai al suo posto… .
Ciucciarodelle: classico caso di bip-bip che nel momento finale diventava coyote sbagliando i tempi.
Cannibal : Decisamente in bip-bip degli anni d’oro, dal 2006 in poi si trasforma in coyote convinto
Taeng mo : bip-bip svogliato, forse in crisi di identità, avrebbe forse voluto essere un coyote.
Ciccio Graziani : Un vero Willy che spesso ad un passo da prendere lo struzzo rovinava tutto in modo esemplare.
Ciucciarode : Fondamentalmente uno spirito da coyote, si è fatto la gavetta da diversi burroni, un anno decise di provare a fare lo struzzo, quella volta gli andò bene.
Tarci: Un Willy moderno e convinto,che al pari del Capitan uncino e il Giampa del 2006 hanno riscritto la storia sui finali del TDP a discapito degli struzzi.
El verdurer : Troppo allenato per essere Willy e non sufficente veloce per essere un bip-bip, caso complicatissimo.
Mago G: Nel passato recente probabilmente il miglior bip-bip moderno, attrezzato per affrontare il miglior coyote, ora però si immedesima più in Willy.
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“WILLY O BIP BIP ?”
Dopo un silenzio lungo. come puo’ essere lunga l’attesa del coyote prima di sferrare l’attacco al suo acerrimo nemico, ecco spuntare un tour de pance che non t’aspetti, un lungo braccio di ferro tra la sella e il “culo”, ma sopratutto take it easy ! ( prendilo facile, letteralmente parlando ) Il tormentone del 2015 sarà l’eterna lotta tra lo struzzo bravo bello e fortunato contrapposto al tenace ma sfortunato coyote, provate ad immedesimarvi nell’uno e nell’altro, ma fate attenzione perchè al tour de pance i coyoti spesso hanno meglio… Il tema è questo, i compiti saranno un’altra cosa, avrete bisogno di sfoderare ancor di più il vostro senso dell’umorismo, e se vorrete provare a vincere, dovrete interpretare bene prove quantomai imprevedibili… Si prediligeranno i posti belli e molto cari al TDP , Pregasina vista di notte o baciata dal primo sole del mattino, in entrambe le volte con tutto il tempo di ammirare il paesaggio, senza strozzarsi, sino a sportarsi dall’altro lato del lago al tramonto, per impegnarvi in una delle tappe virtuali più esilaranti di sempre, il tour a dadi. Ma quando ci sarà da schiattare col naso all’insù, allora avrete pane (anzi coniglio) per i vostri denti, il doveroso ritorno a malga grassi, restando nel classico, e come poteva mancare un lago di tenno senza paletti di sorta, il vero duello del TDP. Senza appello anche la crono-prologo di un solo ma indigesto kilometro ad oltra, la veloce “pancia a terra”, dove si assegneranno le “soccia’l card” Attenzione poi alla pazza e divertente prova con le biciclettine su un pistino da cross; campanaccio a sorpresa in 2 giri per uno sprint a 5; lo struzzo che prevarrà andrà in final, poi lo scontro finale ammazza gambe, attenzione inoltre alla perversa formula della prova all’alba: la posizione acquisita al vostro arrivo sarà forse cambiata tramite una pesca della nuova posizione corrisposta a quella del vostro arrivo, esempio: siete arrivati terzi e pescate la nuova posizione; nell’urna vi metteremo metà struzzi che manterranno la posizione d’arrivo e metà coyoti con posizioni che cambiano,meglio non strafare, ma neanche dormire…. Poi le intoccabili lucciole della ponale. con ancora la dea bendata sugli scudi e naturalmente la bravura nello sbizzarrirsi in travestimenti e luci. I fuochi finali saranno di puro divertimento, la caccia al tesoro stavolta chiuderà le danze, e lo farà in un modo leggermente diverso a quello originale; sarà ridotta a soli 3 indizi, ma la squadra che troverà il bip-bip si spartirà un bottino di punti tale da poter far saltare il banco del TDP. Si vedrà se il willy di turno potrà finalmente papparsi il bip-bip, oppure se lo struzzo se la riderà ancora, l’uscente vincitore del tour è stato avvertito…..
TDP 2015 ” WILLY O BIP BIP ? “
1) “PANCIA A TERRA” ( Kilometro lanciato in crono ad Oltra )
2) “CRAZY SPRINT” ( folle prova con biciclettine sul pistino da cross , sprint a sorpresa.
3) “LA CLASSICA DI TENNO” ( niente tattiche qui, carte scoperte e pedalare )
4) “L’ALBA DEL COYOTE” ( Pregasina al levar del sole, con incognita e colazione finale )
5) “IL TOUR A DADI” ( tappone virtuale alle busatte )
6) “LE LUCCIOLE DELLA PONALE” ( la tappa regina con la formula rischiatutto )
7) “IL MIRAGGIO DEI GRASSI” ( la dura legge della salita sulla “cimaCoppi” più gustosa del TDP, sudore e polenta. )
“LA CACCIA AL BIP BIP” ( una caccia al tesoro a squadre , i fortunati coyoti che acchiapperanno lo struzzo potrebbero cambiare la sorte, oppure il solito bip bip la scamperà? )
Date, orari e punteggi da stabilire.
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LA DOLCE VIA DELLA FUGA
Sapete cos’è un sac à poche ? No?, non è un delitto, se non siete pasticceri o cuochi è del tutto normale, si tratta di un utensile a forma di imbuto generalmente in materiale morbido, che finisce con beccucci di ogni forma utilizzato per riempire bignè o creare guarnizioni di panna o altro. Il fatto che questo aggeggio possa essere usato per altri scopi non è detto che vada preso come esempio. Di solito nelle cronache giornalistiche certi particolari scabrosi si evitano per non urtare la sensibilità dei vari lettori, quel giornalista lo sapeva , e se ne guardava bene dal voler raccontare quell’episodio al quale ne era rimasto coinvolto, già era terribilmente imbarazzante spiegare il motivo per cui si ritrovava un sac à poche in quella intima destinazione, il suo cervello bolliva nel cercare una via d’uscita, magaripoteva spiegare che era inciampato, oppure pensava di averlo scambiato col clistere della nonna, ma ogni cosa gli sembrava fuori luogo. Di una cosa era certo, malediceva quella volta che aveva fatto quella domanda imprudente a quel concorrente durante una gara di pseudo-pasticceria, gli aveva chiesto se per riempire quella torta avesse usato il cemento francese, fu l’errore più grande della sua vita. Quasi sempre al pronto soccorso trovi persone sconosciute, quella sera invece al giornalista parve di conoscere i volti di tutte quelle persone che aspettavano insieme a lui, molte, e tutte in preda a conati di vomito, lì capì subito di cosa si trattasse, quella gente si trovava tutta in quella strana festa con lui due ore prima, erano verdi, arancioni ed altri marroni, questi ultimi sembravano lievitare ed emanavano suoni inenarrabili. Lui forse era l’unico a non soffrire di quei disturbi, probabilmente anche perché aveva solo assaggiato un bignè della creazione denominata ” Magica montagna”, ma si era fermato subito dopo aver scheggiato un incisivo. Quando lo riconobbero, subito qualcuno tentò di avvicinarlo con l’intenzione forse di farsi scrivere un pezzo sull’accaduto, lui lo sapeva e li allontanava dicendo che si erano sbagliati, che lui non era quel giornalista, ma gli altri non sembravano convinti, quando toccò a lui entrare, si alzò a gambe strette facendo finta di niente, uno strano fischio lo tradiva, non era un fischio normale. Ma del resto tutto quella sera non era normale, quella non era una gara di pasticceria e quelli non erano pasticceri, erano solo degli avanzi di galera camuffati da pseudo ciclisti che cercavano di attirare l’attenzione, con la chiara intenzione di creare scompiglio e approfittare della situazione per poi scappare dalla struttura penale. Infatti seppe più tardi che nella confusione generale del post “gala”, quei filibustieri si diedero alla fuga, uno di loro, che nonostante fosse fosse mascherato si intuiva che era una donna, caramellò la porta d’ingresso di verde,arancione e bianco sigillandola, l’altro, il più tosto con la stessa glassa a base di cioccolato bianco usata per la sua creazione imbalsamò due guardie giurate accorse dalle urla dei poveri commensali, il terzo, quello che aveva vinto, usò la sua arma segreta, il lievito, e volo via nel cielo stellato di quella notte, sparì nell’oscurità sulle note di ” Sugar baby love “. Il giornalista ?, beh.. dopo mesi di stenti dovette scrivere l’articolo sulla più bizzarra fuga mai registrata da parte di carcerati camuffati da pasticceri, tralasciando un argomento che non sarebbe piaciuto ai lettori oltre che a se stesso. Ovviamente da quella volta non si avvicinò più ad una torta, men che meno ad una pasticceria, due anni dopo scrisse un libro intitolato: ” I dolci rendono la vita amara”, ma non riscosse molto successo, anzi dopo la prima lettera di critica rivolta da un noto pasticcere partì al di là dell’oceano.
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CENA DI FINE TDP
Il tour de pance torna alle origini, non c’è niente di meglio che chiudere la stagione 2014 tra polenta, puntine e un ambiente montano che ha conosciuto molte delle gesta tragi-eroiche dei vari personaggi durante le quali hanno dato il peggio, colorando la pazza carovana dagli inizi del nuovo millennio. Allora niente effetti speciali, ma una serata alla buona come si faceva una volta, dimenticando le tabelle del dietologo ( pochi sanno cosa sono nel TDP.. ), e poi sfottò e celebrazioni dei zuzzurelloni che hanno lasciato il segno sia in positivo che in negativo nella manifestazione. Malga grassi dunque, un filo conduttore ideale tra il vecchio e il nuovo TDP, con la speranza magari di rivedere qualche vecchia gloria per l’occasione, passate parola e invitate se vedete qualcuno del passato. Dopo la cena probabilmente avremo l’occasione di vedere un breve filmato del 2014, sicuramente conosceremo il personaggio dell’anno, come avrete visto sulla home page abbiamo messo alcuni dei personaggi che hanno maggiormente caratterizzato l’anno in corso, fra una settimana fermeremo le votazioni e solo 3 di questi si sfideranno non alla cena ma bensì in una preparazione di un dolce particolare che dovranno poi portare al vaglio dei commensali, i quali poi decideranno quale sarà il numero 1. Detto questo, come sempre cercate di prenotarvi in anticipo affinché possiamo quantificare il numero da dare al nostro chef Charly, passate la voce.
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“IL PESCE E LA COPPA “
L’ultima volta che lo vidi era in un ristorante, lo avevano fermato prima che lui spaccasse la sedia in testa a quel malcapitato cameriere che ebbe la malsana idea di proporgli una trota.
Da tempo tutti noi cercavamo di evitarlo, se lo incontravamo in una di quelle sere quando alzava il gomito diventava spesso irascibile e più di una volta fu coinvolto io stesso in una rissa da pollaio, magari per futili motivi, almeno per me lo erano, probabilmente per lui erano offese, sempre quando si capitava in discorsi di pesca o di pesce.
Non era più il ragazzino gracile dalla battuta facile, ormai dopo quell’episodio che lo aveva segnato si era trasformato in un bullo dalle maniere forti, grazie ad una moltitudine di mesi passati in palestra le sue sembianze erano completamente cambiate, poi come se non bastasse il suo corpo era ricoperto di tatuaggi raffiguranti piccole sardine.
Da quando si è arruolato in quei strani corpi di polizia territoriale, a volte capita di vederlo correre dietro a ladri di biciclette o di frutta, insomma disgraziati che si imbattono sulla sua strada, fermo assertore del principio :” meglio prendere il pesce piccolo che quello grosso”, si è fatto conoscere e temere in tutta la città.
Circa un anno fa, in una delle sue ronde notturne alla ricerca di clochard da derubare magari della solita bottiglia, si imbattè in uno strano personaggio talmente barbuto che si scorgevano solo le pupille e le orecchie, si era riparato per la pioggia battente sotto il ponte chiamato dei ” panzstrong”, un opera decisamente originale in acciaio e cartongesso, le linee ricordavano un po’ il ponte di Verrazzano e un po’ il ponte vecchio di Bobbio per com’era storto, probabilmente l’architetto soffriva di allucinazioni. Quel personaggio, a differenza degli altri barboni che era solito terrorizzare, non abbassava lo sguardo, ma i suoi occhi sembravano guardare oltre, poco più in là coperta da una serie di cartoni fradici si intravedeva qualcosa di luccicante, dorato, sembrava un manico, “cosa nascondi nonnetto sotto quei cartoni? fammi vedere amico “, il clochard si alzò con fatica sulle povere ginocchia logorate dall’umidità, lentamente si avvicinò all’oggetto coperto e gli chiese di avvicinarsi anche lui.
“Ti aspettavo da tanto tempo, sapevo che prima o poi ci saremmo incontrati”, quella voce gli risuonò in testa familiare, ” chi sei “ ribattè lui, ma già le sue mani cominciarono a tremare, ” il cerchio si è chiuso finalmente” rispose il vecchio e scoperchiò la coppa, era rimasta come allora, quello strano cimelio degli anni 70
metà legno e metà di finto argento e oro, lo stesso schifo di vent’anni prima, oggetto dispute all’ultimo sangue in bicicletta, chi vinceva si aggiudicava il trofeo con strani conseguenze, si dice che chi ne fosse in possesso avrebbe poi perso qualcosa.
“Ma..ma..questa è la coppa che io..”, prima che continuasse il vecchio gliela porse nelle mani, poi indietreggiò di lato e disse: ” Sì amico, sono proprio io, il capitano, quello che per anni hai inseguito per mezzo mondo, ma io non sono mai scappato, se vuoi puoi uccidermi la coppa è tua ora “. Il Ciucciarodelle, come lo chiamavano allora, perchè adesso era conosciuto come “Alexio la belva”, ebbe un attimo di esitazione, non sapeva se scaraventarsi sul vecchio capitano o se riprendersi la coppa, il vecchio chiuse gli occhi pronto a ricevere chissàche punizione, alla fine incredibilmente Alexio scoppiò in un pianto senza freni abbracciato alla coppa.
“Vedi amico” disse il capitano “che tu ci creda o no questa coppa mi ha portato un sacco di guai, se potessi tornare indietro…” Alexio lo ascoltava seduto sull’arcata del ponte, ” lo vedi questo ponte?” disse ancora il vecchio ” ebbene è stata la mia casa per anni dopo che quando vinsi questa maledetta coppa dovetti uscire di casa “, ” Come di casa..” ribattè Alexio, “Sì, mia moglie non sopportò l’idea di averla ancora in casa per un anno e mi ci scaraventò entrambi fuori..” dopo un attimo di silenzio il capitano continuò : ” Questo ponte lo progettai io coi miei fratelli, ma dopo quello che successe al tour, loro fecero di tutto per modificarne l’assetto a mia insaputa, doveva essere un’opera all’avanguardia che avrebbe stravolto tutti i principi di ingenieria industriale… invece guarda qua, divenne lo zimbello della busa, ma nessuno si fidava ad abbatterla, dicevano che oltretutto avrebbe portato sfiga a nche distruggerla, bene, da quel momento è diventata la mia dimora, ma ora non ne posso più, stavo per abbandonare la coppa, sei arrivato in tempo amico ! ”
Alexio, ancora commosso non infierì sul capitano, nei suoi sogni lo aveva già triturato un milione di volte, ma adesso che lo aveva di fronte così malridotto non aveva il coraggio di fargli niente, per giunta la coppa che sempre aveva bramato di riprendersi, dopo questo racconto cominciava a scottare.
Io non so se la lasciarono sotto quel ponte quella notte, so solo che mi hanno riferito che i due tornarono amici, ed almeno due volte a settimana si trovano ancora adesso per andare a pescare assieme, un giorno se avrò il coraggio glielo dirò, quella volta scambiai il mio pesce con il loro, non mi interessava vincere, e sopratutto tenere quella coppa, speriamo che possano capire….
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