Le avventure del Dokt. Ciucciarode
Part. 1 ” Il ritorno “
Il suo ghigno satanico eccheggiava ancora sullo specchio d’acqua, con un movimento pelvico assai significativo, mimava ancora il colpo di reni vincente col quale aveva regolato il gruppo salendo per primo sul pontile di Molina. L’ultima sua vittoria risaliva a diversi anni prima, quando arrivò per primo anche lì cacciando un urlo straziante, sarà stata una coincidenza, anche in quel frangente la tappa partiva o terminava davanti ad un depuratore, o comunque in presenza di un meccanismo per convogliare acqua in un altro luogo, una scorciatoia. Nessuno, neanche i suoi più acerrimi nemici si accorse che in entrambe le prove, lui anche se solo per un attimo si era portato in fondo al gruppo, per chi mastica un po’ di ciclismo sa che, alle volte, se uno si sente particolarmente bene tende a nascondersi nelle retrovie, oppure sta a significare che in quel giorno le gambe non girano. In realtà aveva già studiato da tempo una macchinazione geniale, aveva contattato qualcuno che lavorava nell’ente che regola i flussi d’acqua del territorio, le bastò promettergli dei piccoli regalini per farsi amico i personaggi giusti. Al suo segnale, in un punto che aveva concordato con il tale incaricato ad aprire la paratia segreta, scomparve dal gruppo per riapparire in un lampo, neanche il miglior treno di Cipollini lo avrebbe piazzato meglio per lo sprint finale. Spesso quelle gallerie obsolete sono inutilizzate, per lasciare il posto ai nuovi tunnel dove viene convogliata l’acqua dei fiumi o dei laghi, ma quasi mai le distruggono, sono dimenticate, come anche quei due personaggi che lo hanno aiutato nell’impresa. Daltronde erano troppo scomodi, magari un giorno avrebbero rivelato l’inganno, sembra che siano in un paese lontano, con un altra identità……
Part. 2 ” L’inclinazione sbagliata “
……Per essere un corridore completo e ambire poi a vincere un grande giro a tappe, bisogna poter modificare il modo di pedalare, andare forte in pianura e anche in salita non è da tutti si sa, ma quei pochi che ci riescono spesso lasciano il segno. Dopo la tappa del duathlon lui sapeva che avrebbe fatto una fatica del diavolo. E il diavolo gli portò consiglio, una serata calda passata sul lungolago, mentre pensava a tutte le possibili strategie per resistere ai vari attacchi sulla salita di Padaro, dove più di un avvoltoio lo avrebbe atteso al varco, qualcosa attirò la sua attenzione. Il principio di quei palloncini volanti che si librano in aria le sere d’estate sulle spiaggie, non è altro che quello usato dai palloni aerostatici, il calore sprigionato da una fonte di calore oppure da un gas, fa sollevare il pallone, seguendo una famosa teoria di un certo Archimede, partecipante al tour qualche bel anno fa. La mattina dopo si recò da uno dei suoi gregari, e gli diede un incarico delicato, avrebbe dovuto sottrarre nella notte una notevole quantità di gas elio nel monumentale magazzino del Cecido, suo acerrimo nemico. A costruire il bizzarro aerostato a forma di missile, ci pensò un suo vecchio conoscente che aveva avuto la fortuna di fare il magazziniere in una base aerospaziale, non aveva un enorme esperienza, ma tra una corvè e l’altra aveva carpito alcune nozioni di base. Provarono nelle notti seguenti in una zona disabitata del bleggio, solamente un assaggio di gas per alzarsi e dirigersi poche decine di metri più in su e tornare, fu un successo, la velocità col quale il marchingegno si alzò era a dir poco stupefacente. Quando inizia una tappa del tour come quella di s.giovanni, tutti i concorrenti non alzano i loro occhi aldilà del prossimo tornante, la testa pesa e guardare per aria può voler dire uno svarione garantito, anche se passasse uno pterodattilo sopre le loro teste probabilmente nessuno se ne accorgerebbe. La tattica prevedeva uno scatto secco sul muro di Padaro sino alla curva cieca dove la pendenza supera per pochi metri il 20 per cento, poi subito dietro agli occhi indiscreti degli altri che sarebbero stati almeno un minuto più indietro, lui si sarebbe alzato con la massima spinta, e anche se avesse avuto un fuori soglia da paura, avrebbe ricuperato in volo, comodo. Il suo amico però gli aveva fortemente raccomandato di non superare l’apertura di gas di 10 metri cubi, oltre non sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Appena lasciato Varignano, scattò secco, gli altri scossero la testa, erano abituati a vedere queste scene, con un finale quasi scontato, lo avrebbero raccolto poco più in là, e lo lasciarono andare, preoccupandosi di marcarsi stretti. Quando arrivò in prossimità della curva cieca, i suoi battiti erano ben al di là della sua soglia, e la nebbia scese nel suo cervello, riuscì a salire sul missile, ma la vista gli fece un po’ cilecca, si aggrappò alle cinghie per legarsi e schiacciò il manometro. In un baleno venne sparato in aria senza lasciare ne fumo ne traccia, solo una risata squarciò l’aria, ma si perse velocemente tra le cime degli alberi più alti del sass della strìa. La stanchezza gli aveva giocato un brutto scherzo, la spinta sortita dal suo maldestro errore lo aveva catapultato nella stratosfera, in più la direzione sulla quale aveva puntato era sballata, invece di puntare inclinato verso il passo, andò dritto, sempre più su. Arrivare prima degli altri sl traguardo lassù, una cima “Coppi”, o un gran premio della montagna, questa era il suo sogno, ora si è avverato, perchè la verità la sanno quasi tutti ormai, nel 1969 nessun uomo atterrò sulla luna, e quel giorno quando lui fu lassù, tutti i notiziari del mondo esordirono così : ” un uomo solo al comando !!… “