“La strategia dell’avvoltoio”

La strategia dell’avvoltoio

Lo faceva di nascosto ma sistematicamente ogni 5 minuti, faceva scivolare i calzini del suo acerrimo nemico sempre più lontano dalla stufa a legna, affinché potessero rimanere bagnati. Il capitano soffriva di una strana ipotermia ai piedi, se le sue estremità rimanevano infreddolite gli si offuscava il cervello, lui lo sapeva, nello stesso momento non mancava di riservargli qualche frecciatina a riguardo del tentativo  di farlo cadere in salita poco prima. “Che ignominia!” Apostrofo il capitano nei confronti di Enriquez, che lui proprio insieme al capitano, di ignominie facevano Il loro cavallo di battaglia nelle tappe degli anni scorsi. Nell’angolo opposto, il ciaram,  che sfoggiava un completino giallo fucsia verde scherniva l’ Enriquez per i suoi calzari da clochard in neoprene distrutti dalle notti passate. Il resto della ciurma adottava una strategia attendista ,sperando che i veterani si scannassero a vicenda prima di rilanciare la prossima meta. Erano rimasti in otto alle due del mattino, gli altri dieci che facevano parte del gruppo alla partenza non ce l’avevano fatta, o meglio, erano stati eliminati sistematicamente con metodi già sperimentati in passato. A parte uno, che fu arpionato con una fiocina da sua moglie in un sottopasso, gli altri scomparvero dai radar silenziosamente per mani esperte dei veterani.  Qualcuno fu scaraventato con nonchalance dalla ciclovia a sobbalzo sul lago, qualcun ‘altro fu trovato ai lati del bosco impallinato stranamente da un fucile da caccia. Quella che sembrava una facile preda, la famiglia del Sacks, si rivelò invece una delle insidie più pericolose della l’intera nottata, presentatasi apparentemente timida, la famiglia era composta da due Mansueti genitori e un figlio appena maggiorenne, piano piano hanno cominciato a tessere la loro tela fatta di inganni e sotterfugi per eliminare uno ad uno i concorrenti rimasti in gara. Skizzo, che già pregustava il facile bocconcino da eliminare subito, si era fidato di loro, chiedendogli di aspettarlo per un breve bisogno che avrebbe dovuto espletare, grave errore pagato con la vita, di lui rimase soltanto unghie, qualche capello e un biglietto del treno per Napoli, probabilmente i lupi che si erano cibati di lui non erano avvezzi per viaggi del genere. Tarci, continuava ad offrire tazze di te e caffè nella dimora in montagna che serviva da rifugio dalla tempesta prima di ripartire per l’ultima parte della gara. Il mago fu il primo a rendersi conto che in quelle tazzine c’era qualcosa di strano, fece finta di bere controllando che gli altri lo facessero, ma gli altri supercriminali, che non erano certo degli scolaretti di primo pelo, rifiutarono gentilmente l’offerta con un ghigno che era tutto un programma, lui capì in un attimo che l’unica via di uscita per salvarsi la vita era il ritiro immediato. Però il giovane Smoller, che era alquanto inesperto, ne bevve un sorso, quel tanto che basta per cadere inerte nella cuccia del cane e rimanerci sino al giorno dopo, un altro membro della famiglia era stato messo al tappeto. Ora la situazione era più chiara, con i due più accreditati alla vittoria finale che si guardavano alle spalle, l’uno con l’ipotermia ai piedi crescente, l’altro con le contusione provocategli dal rivale per la caduta con un sorpasso maldestro, i rimanenti quattro non si fidarono però di infierire, se avessero sbagliato il primo tentativo non ce ne sarebbero stati altri, quindi decisero di finire la faccenda tra di loro insieme. Scesero a valle col primo chiarore del giorno e si diressero verso la rocca del lago, dietro un grosso macigno avevano nascosto l’intero bottino della rapina al negozio degli articoli da campeggio e gas. A quell’ora nessuno passava da quelle parti, e sicuri del fatto loro arrivarono sul ponticello che separava la rocca dalla terraferma, Ciaram si chinò per frugare sotto il ponte per prendere il sacco ma venne afferrato da un uomo in divisa, si resero conto ben presto che era finita. Vennero ammanettati tutti e sei. In alto nel cielo roteava una figura alata, non era un avvoltoio anche se lo sembrava, era un uomo in deltaplano che rideva a squarciagola. L’Otto, che si era ritirato durante la notte, aveva studiato tutto nei minimi particolari, alla fine non solo rimase l’unico vincitore della prova, ma si accaparrò l’intera posta, li aveva fregati per bene, ma sapeva benissimo di doversi prendere una bella vacanza lunga dall’altra parte del globo.

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Manipolo di disperati sui pedali che cerca l'autostima lottando contro il vento...
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Una risposta a “La strategia dell’avvoltoio”

  1. Ogni riferimento a persone o cose non è puramente casuale..

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