“Storie all’alba”
“La strana alba del dott. Premuri”
- Dove vai,..torna a letto dai !- La moglie del professor Premuri aveva il sonno leggero, era abituata a vedere il marito alzarsi in fretta e correrre all’ospedale, magari chiamato d’urgenza per qualche intervento, ma quella notte non era reperibile. Sfiorava il patetico quando cercava di passare inosservato, e nel momento di calzare le sue scapette da bici nuove e scintillanti, scivolò sul pavimento appena incerato, franò rovinosamente sul suo gatto persiano proprio quando sua moglie si era riaddormentata, una vera disdetta. Il risultato fu immediato: il gatto spaventato si aggrappò al professore, i suoi artigli si conficcarono sulla maglietta bianconera e carne allegata, il gatto non risparmiò neanche la busta di carboidrati liquidi che costudiva nella tasca. Lo spettacolo che si presentò a sua moglie fu raccapricciante, il professore stava sull’attenti tremolante, il gel gli colava lungo le coscie glabbre mescolandosi al sangue dei graffi provocati dal suo tesoro : Terminator, il gatto regalatogli dalla suocera. – Vai va ! i tuoi amichetti ti stanno aspettando…mettiti almeno la vestalia..ti coprirà quelle schifezze !- Lui era immobile, sembrava un ragazzino colto sul fatto mentre si masturbava in bagno, non si sentiva così affranto dall’ultima liposuzione fallita, quella operata ad un suo collega di pedalate, il quale lo implorava da tempo di farlo dimagrire. Quella volta fu un vero disastro, la sua solita fretta lo tradì ancora una volta, lo dimenticò in sala d’aspirazione per ben due ore, quando lo trovarono assomigliava ad una chicco d’uva passa, raggrinzito sul lettino. Erano le cinque e mezza del mattino, la portinaia del palazzo era già di guardia, vigile come fosse ad un check point in Afghanistan, non gli sarebbe sfuggita nemmeno una mosca, lui lo sapeva, ci voleva un impresa agonisticamente perfetta per farla franca così conciato. Si appiattì come una sogliola limanda, ma non bastò… - Che diamine professore !.. cos’è successo di così grave stamane ?- Lui cercò di apparire ancor più di fretta e rispose quasi scocciato : – Ahh..questi giovani che corrono sulle strade.. – La portinaia pensò che si trattasse di qualcosa di terribilmente grave, solo questo poteva giustificare il fatto che il professore fosse andato via ancora in vestalia,..sì ma perchè in bicicletta ? Il dubbio amletico gli durò l’arco di una giornata, il mattino dopo infatti, quasi svenne sul suo caffelatte mentre leggeva il quotidiano locale, il professore era ritratto in foto con le braccia alzate verso il cielo, la bocca splancata mentre liberava un urlo di gioia, quello del vincitore della tappa all’alba del Tour de pance, la portinaia tirò un sospiro di sollievo, la moglie, il gatto no.
secondo atto 2010
“L’ANNIVERSARIO “
Almeno due settimane prima il dottor Premuri si era recato nel outlet vicino a casa per comprare una finissima sottoveste di seta fucsia per sua moglie, la fece confezionare con un pacchetto regalo speciale e profumato, era il regalo per l’anniversario del decimo anno di matrimonio con Clotilde, la sua moglie. Ma qualche volta, per la paura di dimenticare il giorno, si ottiene il risultato contrario. Intanto il Tour de pance stava entrando nel vivo, e i suoi partecipanti vivevano una sorta di trance agonistica, anche il professor Premuri non ne era immune, e anche sul lavoro non riusciva a tenere la concentrazione necessaria per portare a termine gli interventi, lui primario di chirurgia estetica, non poteva permettersi distrazioni, e la signora Fricandò non gli scusò mai il fatto che sui suoi nuovi glutei rifatti gli incise involontariamente il numero 69. Tra i tanti significati reconditi che il numero 69 possa nascondere, una delle sue innegabili proprietà è che anche invertendone i poli il risultato non cambia, forse un segno premunitore al quale il professor Premuri avrebbe dovuto tener conto. L’anno prima vinse la sua prima tappa al tour, un alba convulsa che però gli regalò la più grande soddisfazione sportiva dai tempi dell’oratorio, quando trionfò a nascondino in finale col suo compagno di scuola non vedente. Mancavano due giorni alla tappa dell’alba, il dottore era sempre più distratto e confuso, spesso si trovava in bagno senza saper cosa era venuto a fare, ma la mattina dopo si risvegliò lucido, si sbarbò a dovere, e anche se invece del dopobarba si cosparse col fertilizzante per piante, non cambiò più di tanto, si accostò con dolcezza al letto, e risvegliò la moglie con un bacio che sapeva di geranio fermentato, lei aprì gli occhi, e lui gli sussurrò : Felice anniversario amore ! Fu in quel momento che Clotilde, sua moglie si rese conto che il dado era tratto, tutto secondo i piani, lui per l’ennesima volta in dieci anni si era sbagliato di un giorno, quello prima. Lei stette al gioco, e sempre con un sorriso raggiante scartò il regalo, la splendida sottoveste era propio indovinata, la indossò davanti a lui, che non nascose un certo imbarazzo, dopo una colazione abbondante ognuno si diresse sul proprio posto di lavoro. La sera come da copione, cenarono al “Prima o poi”, un locale specializzato in anniversari, divorzi, e quant’altro, presero come sempre il solito menù denominato ” ti ricordi ” accompagnato dal solito tavernello che non tardarono di scolare a più riprese. Lui sempre da copione esordì con la solita frase : ” tesoro, domani mattina ti ricordi che avrei la tappa del tour ?, mi dispiace tanto, ma domani sera ti porto al cinema, c’è un bel film : Via col vento “. Lei come da copione lo assecondò, ma prima gli versò l’ultimo bicchiere per il brindisi finale, fu quello fatale. Il russare profondo del professore alle cinque del mattino faceva ben sperare, Clotilde non lo degnò neanche di uno sguardo, indossò la sua sottoveste fucsia e si diresse verso l’uscio di casa, il gatto sembrò fargli l’occhiolino. Non era poi così difficile pedalare vestita così, anzi era prorpio divertente, chissa se suo marito si sarebbe divertito nel vederla così, si presentò alla partenza e tra tutti gli altri abbigliamenti mattutini sfoggiati, il suo era decisamente il più accattivante, il dottore aveva avuto buon gusto. Si era allenata di nascosto da mesi in palestra, con dedizione, e nessuno si immaginava che la moglie del dottor Premuri avesse simili doti da passista, nessuno riuscì a raggiungerla ed arrivò al traguardo per prima. Quando tornò a casa con il primo premio, il marito russava ancora, il sonnifero che Clotilde le aveva versato nel bicchiere del vino la sera prima aveva avuto effetti oltre le previsioni, lo svegliò con bacio e le disse dolcemente ” Buon anniversario caro “, lui ancora impastato da sogni inenarrabili, abbozzò un sorriso, lei si era presa tutto: anniversario di matrimonio e di tappa, un doppio 69 !
Terzo atto 2011
“PRIMA LE DONNE E POI…..”
Era il figlio del suo migliore amico, quello con cui aveva condiviso molte avventure in sella alla sua bicicletta,e sopratutto quello con cui aveva spartito anche più di un successo in qualche tappa al Tour de pance, almeno sino a quando furono soppiantati da quei giovani mocciosi che ora vedevano quasi come nemici da estirpare. Non ne aveva parlato con lui, ma sapeva benissimo che se lo avesse fatto, non gliene avrebbe fatto una colpa, e magari più di uno all’interno del gruppo degli anziani avrebbe acconsentito in una tacita complicità, toccava a lui a farlo. La professoressa di storia contemporanea oltre che ad essere sua intima amica, era anche l’ago della bilancia di un quadro scolastico ormai precario del giovane, sarebbe bastato poco per far cambiare abitudini al ragazzo, una insufficenza in più gli avrebbe tolto il tempo per allenarsi assiduamente in bicicletta. Fu così che Alfredo si incontrò con Gina, la prof che da molto tempo attirava le sue attenzioni, quegli occhiali a mezz’asta che gli conferivano una certa sottomissione che si portava dietro sin dai tempi della scuola, quando la maestra lo sbatteva spesso dietro la lavagna, e lui singhiozzando giurava vendetta. Dopo avergli detto ciò che intendeva chiedergli, spiegando però che era stato indotto a far questo non a titolo personale, ma bensì commissionato dal suo amico, il quale era fortemente preoccupato per le strane amicizie che frequentava suo figlio, e quindi vergognandosi un poco gli avrebbe chiesto un piacere, quello di rimandare a giudizio il figlio del suo amico. Il piano meschino che presentò a Gina fece rabbrividire anche lui, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, la prof tentennò un pochino, ma allo stesso tempo gli levò le castagne dal fuoco, rivelandogli che il ragazzo in questione insieme ad altri quattro elementi erano già stati rimandati a giudizio. Alfredo si sentì sollevare, in fondo lui non avrebbe avuto colpa alla fine, non sarebbe neanche servito l’incontro con Gina, ma proprio lo sguardo di commiserazione di quest’ultima quando si lasciarono, gli fece balenare uno strano presentimento. Due giorni dopo Alfredo s’incontrò con gli altri genitori, compreso al suo amico, per sentire il giudizio dei professori, dopo che anche il suo amico uscì col ragazzo assai rattristito, toccò a lui ad entrare con suo figlio. Gli bastò poco per capire, quando Gina gli dovette dire che anche suo figlio sarebbe stato rimandato, qualc’un altro all’uscita abbassò la testa, erano gli altri suoi amici del tour, che anche loro avevano fatto l’identica cosa con Gina. La prof si raddrizzò gli occhiali e disse a bassa voce ad Alfredo - Scusami, ma avresti dovuto saperlo, e poi c’è un altra cosa che devo dirti, mi sono sentita in obbligo di rivelare tutto alle rispettive madri di questo. Alfredo deglutì a fatica, poi replicò - Cosa,..cosa vorresti dire, che hai detto che siamo stati noi a macchinare tutto questo ? Gina annuì. Fu così che nella tappa successiva, il tour vide registrare molte defezioni, molti veterani ed anche i giovani erano ridotti di numero, invece le donne incrementarono vistosamente le presenze, vinse infatti una donna quel giorno,Gina arrivò al traguardo con la mano sopra la testa. continua…
Quarto atto 2013
” LA VENDETTA “
Erano quasi due mesi che pioveva, tanto che molti dei componenti del tour si ritrovavano nelle ore più strane a pedalare nella galleria peraltro poco illuminata che collegava le due valli, ma la cosa più fastidiosa era la scarsa aerazione, spesso la visibilità causata dallo smog si riduceva a poche decine di metri, e solo i colpi di tosse di quelli che erano più avanti, facevano rinsavire i malcapitati in preda alle allucinazioni. Il divertimento, se così si poteva chiamare durò poco, sino al momento che l’ente stradale locale decise di chiudere il tunnel per lavori per 10 lunghissimi giorni. Proprio in quel periodo le previsioni meteo davano un incattivirsi delle precipitazioni, una vera disdetta per chi voleva fare attività all’aperto. Il dott. Premuri, vecchia volpe del tour de pance, si ricordò di un suo vecchio compagno di scuola, l’aveva incontrato qualche tempo fa, ora lavorava presso l’ANAS, lo chiamò tempestivamente, e in nome della loro vecchia amicizia gli chiese un favore preziosissimo. Fu così che, grazie alle chiavi del lucchettone che chiudeva l’accesso alla galleria, lui non perdeva una sera per allenarsi a dovere su e giù senza tregua, mentre gli altri si appoggiavano sconsolati davanti alle finestre con la speranza che cessasse di piovere, ma inesorabilmente ingrassavano mentre la data della gara si avvicinava. Ma il dottore non sarebbe stato così egoista, avrebbe condiviso l’accesso alla galleria con gli altri del tour, ma solamente nell’ultima notte che precedeva la tappa, la sua generosità tuttavia nascondeva un beffardo inganno. Il suo piano infatti prevedeva di scorazzare un oretta con loro in galleria, poi li avrebbe rinchiusi quel tanto che sarebbe bastato per concludere la gara, ovviamente dopo, sarebbe bastato l’arrivo del suo amico, con mille scuse li avrebbe liberati, dicendo loro che dopo aver visto il lucchetto forzato, lo avrebbe chiuso pensando ai soliti vandali della notte. Arrivò dunque la vigilia, Clotilde la moglie del dottore, vestita di poche ma esplicite cosucce, aveva preparato una cenetta con tanto di candele rosso vivo, chissà forse si era illusa dopo averlo visto così tonico negli ultimi tempi, ma l’unico movimento pelvico che aveva in mente il dottore, era quello per mettere la ruota davanti agli altri sul traguardo della tappa all’alba. Lei non si sorprese più di tanto, quando lui sul più bello, con ancora una fetta di frutto della passione in bocca, si scusò dicendo di dover andare con gli amici del tour per l’ultima messa a punto dell’allenamento. La delusione di Clotilde si trasformò in breve tempo in una sorte di fredda e lucida determinazione, sapeva da un po’ del piano di suo marito, gli lo aveva ingenuamente confidato in una delle rare sere che lui si concesse senza cardio frequenzimetro. E siccome anche lei conosceva bene, sotto altri aspetti, il suo ex compagno di classe, le cose si misero in un modo diverso di quelle che aveva previsto il dottore. Il rumore della pioggia battente di quell’alba non copriva il cigolare causato dal letto, un ritmo ossessivo che sembrava scandire il tempo delle migliori pedalate, mentre a pochi chilometri di distanza, il grande lucchettone che rinchiudeva quaranta ciclisti in galleria non cigolava affatto, neanche quando usarono il dottore come ariete per sfondare lo sbarramento.
Quinto atto 2014
“IL PATTO COL DIAVOLO”
In prigione non sempre puoi scerglierti i compagni, specialmente quelli di cella, solo il tempo può essere arbitro se quella che hai avuto sarà stata o no una buona compagnia. Il dott. Premuri, chirurgo estetico di una rinomata clinica di provincia, questa volta l’aveva combinata davvero grossa, ora nessuna condizionale poteva salvarlo dalla gattabuia, avrebbe scontato una pena di 8 anni. Un mese prima, in una delle sue giornate di lavoro, durante un intervento di routine per una liposuzione di una delle sue innumerevoli pazienti alquanto formose, si era assentato sicuro del buon operato dei suoi colleghi ( peraltro abituati a sostituirlo previa una robusta mancia), si diresse già in tenuta da biker verso il suo campo di allenamento, una collina sovrastante la clinica. Il suo cellulare gli avrebbe consentito la reperibilità nel caso di un improbabile emergenza, in meno di 10 minuti sarebbe piombato a valle, sempre se il telefono non lo avrebbe tradito, o ancor peggio se una fatidica distrazione l’avesse portato a non caricare la batteria come infatti successe. Quella mattina il dottore si sentiva più in forma del solito, e osò salire ancor più in alto, alternando qualche ripetuta per scaldare la gamba, ignaro di quello che lo stesse aspettando prolungò la sua gita per un altra mezz’ora, fu l’uscita più cara della sua vita. Le forze dell’ordine lo aspettavano all’entrata della clinica, inutilmente i suoi colleghi avevano cercato di contattarlo, la liposuzione in atto per causa di una strana composizione del ph della paziente si era trasformata in una tragedia, velocemente la donna si era trasformata in una sorta di iguana, non morì ma fu trasportata presto allo zoo safari, il dottor Premuri già recidivo in passato ( vedi capitolo del 2009 ), crollò in ginocchio. Il suo nome era diventato famoso grazie ai fatti recenti accaduti intorno allo stadio olimpico della capitale, lo chiamavano “Jonny a’ carogna”, il sedicente ultras napoletano era stato trasferito per ragioni di sicurezza in una carcere del nord italia e finì proprio in compagnia del dottore. I due dopo qualche giorno di studio cominciarano a parlarsi e ben presto ebbero qualcosa in comune di cui parlare, erano entrambi appassionati di ciclismo, Jonny seguiva da tempo le vicende del tour de pance quindi il dottore si sentiva rinfrancato, gli balenò addirittura un idea satanica in mente destinata a cambiare il corso degli avvenimenti. Jonny conosceva le disavventure del dottore nelle tappe svolte all’alba, spesso scoppiava in risate irrispettose e anche il dottore non poteva dargli torto, era stato proprio maldestro, solo nel 2009 gli riuscì l’impresa, negli anni dopo la moglie ebbe il modo di rifarsi alle sue spalle, e quest’anno che era separato aveva tutte le carte in regola per vincere di nuovo ma si trovava nei guai. Jonny gli confessò che in passato aveva desiderato essere un campione di ciclismo ma i risultati gli dettero picche, allora trovò sfogo ai bordi dei campi di calcio, primeggiando da leader, ma i suoi gesti atletici non si potevano narrare nelle enciclopedie dello sport. Il dottor Premuri lo aveva quasi in pugno, faceva gioco sulla sua sensibilità, Jonny non era il mostro che i giornali descrivevano e poi si era accorto del suo interesse crescente al tour. Il dottore aveva chiesto un permesso speciale per poter partecipare alla tappa dell’alba, ma inizialmente gli era stato negato, non per questioni di etica ( al tour partecipavano fior fior di criminali ), ma perché non aveva ancor maturato punti di buona condotta, poco male, con una delle sue gabole si ruffianò presto la mamma del direttore del carcere con una promessa di lifting sottobanco. Quando ebbe il benestare dal direttore cominciò a tessere la sua rete, gli bastò passare una serata offrendo a Jonny una cassa di weizen, e tra una risata e l’altra gli strappò la agoniata promessa, un giro di telefonate con i suoi loschi amici della curva nord e il piano prese corpo. Mancavano due settimane alla tappa, lui si allenava pedalando sdraiato piedi contro piedi con un Jonny sempre più paonazzo ma allo stesso tempo fiero di poter contribuire al probabile trionfo di uno dei suoi beniamini. Finalmente il giorno arrivò, il dottore arrivò scortato con un cellulare blindato, scese con la tipica divisa da carcerato, che mai come in questo momento calzava a pennello, molti dei suoi colleghi storsero il naso nel vederlo alla partenza, lui li salutò come sempre cordialmente. Come aveva promesso Jonny lungo il tracciato si trovavano centinaia dei suoi camuffati da bravi ragazzi, ma se qualcuno avesse guardato bene avrebbe scorto un sacco di giocattolini poco promettenti, specialmente al tornante Deva, dove alcuni di loro erano assiepati sopra con mazze da baseball dietro i cespugli. All’arrivo, in prima fila, la mamma del direttore che aveva guadagnato si e no trent’anni col ritocco astuto del dottore, aspettava mettendosi in mostra quasi fosse una star di holliwood, mentre il direttore anche lui presente, si domandava se per caso avesse sbagliato qualcosa. Alla radio fioccavano accorati appelli agli spettatori di non toccare gli atleti, incoraggiarli sì ma non avvicinarsi troppo, intanto gli avvoltoi si addensavano sempre più sugli ignari ciclisti. Pronti via ! il gruppo si era già spezzato in quattro tronconi già sulla prima rampa, naturalmente il dottore faceva parte del primo drappello, di questi personaggi pochi ricordarono cosa fosse successo in seguito. Non badarono certo per il sottile gli ultras chiamati da Jonny nel fermare gli altri concorrenti, bastoni tra le ruote, uncini da macelleria e persino fioccine da pesca, decimarono i ciclisti, uno degli ultimi a cedere chiese ingenuamente dell’acqua ad uno di loro, fu scaraventato prontamente nel torrente sottostante, e spianò la strada alla fuga solitaria del dottore verso la vittoria. Dopo cinque lunghissimi anni potè di nuovo alzare le braccia all’arrivo, dietro di lui un sinistro vuoto che significava semplicemente che nessuno sarebbe potuto arrivare, sirene d’ambulanza gracchiavano all’unisono con le trombe da stadio in tutta la valle. Quando il dottore si apprestò a salire sul podio trionfale, si udì come uno scoppio di pneumatico, non se curò e si sbagliò di brutto, infatti quando stava per sollevare la coppa, i suoi occhi si posarono sui resti della mamma del direttore, la sua esplosione era stata grottescamente confusa con quella dei palloncini a lato dell’arrivo, scherzi del lifting esagerato, ma almeno la signora si era goduta un giorno da star. Il dottore non riuscì però a sollevare la coppa, le manette si strinsero ai polsi, fu portato via prima che il direttore in preda alla follia omicida lo travolse. Al suo ritorno in carcere fu accolto come un eroe, ma il direttore fermo con le braccia conserte gli disse che aveva una sorpresa per lui, Quasi tutti i suoi colleghi del tour, almeno i meno malandati, lo aspettavano davanti alla cella, volevano felicitarsi con lui, era il minimo….
Sesto atto 2015
“L’INGANNO DI GESSO”
Dopo esser stato a capo del Tour de pance per due anni, autoproclamandosi presidente tramite votazione assistita, l’ex dottor Premuri, radiato dall’albo proprio due anni prima a causa dell’ennesima liposuzione finita sparpagliata sul soffitto della sala operatoria, aveva messo in atto uno dei suoi oscuri piani per eliminare i suoi più diretti avversari per la conquista del tour. Guidava l’automobile poche volte all’anno, a seconda di quando gli ridavano la patente, le finestre temporali gli bastavano solo per azzoppare quelli giusti, facilmente individuabili per l’inconfondibile divisa, sistematicamente poi si scusava mettendo loro in mano qualche bigliettone e offrendo loro eventuali cure da buon dottore, poi inspiegabilmente i malcapitati non ricordavano più nulla dell’accaduto, ma non sempre andava come previsto e qualcuno andava fino in fondo, ma l’aveva messo in conto, nei tempi morti senza auto usava altri metodi. Intanto il tour cominciava, si poteva notare subito che il numero dei partecipanti era a dir poco dimezzato, ma lui dava colpa al meteo che negli ultimi tempi faceva i capricci, il presidente precedente non l’avrebbe mai detto, ma poco importa, adesso lui non dava più fastidio, faceva parte dei ruderi romani trovati negli scavi nei pressi della rotonda da lui preferita, lì si era già sbarazzato di altri personaggi, bastava accompagnarli stringendo un po la curva, poi si finiva nel posto nobile di sotto abitato molti secoli prima dagli antenati che vivevano in busa… Qualcuno si chiese come mai tutte quelle coincidenze, poteva succedere che qualche ciclista finisse urtato o fuori strada a causa di qualche incurante automobilista, ma come mai sempre lì, e sopratutto perchè sempre quelli del tour? Le cronache locali si sprecavano con fantomatici killer pagati da qualcuno per far fuori i vari papabili vincitori, ma era tutto “fatto in casa”, e il dottor Premuri minimizzava sempre in conferenza stampa, ” ah.. erano distratti, spesso i miei chissà cosa pensano, mah..”, però la gente ormai era allarmata, aspettavano solo il nome del prossimo, era solo questione di tempo. Arrivò la tappa dell’alba, in passato tradizionalmente il dottore faceva di tutto per aggiudicarsela, a maggior ragione ora che era presidente non potava farsela sfuggire, aveva solo da guardarsi le spalle da un terzetto di concorrenti, li chiamavano i “Dalton”, non per la loro sequenza in scala, ma forse per le loro “marachelle”, in realtà erano dei gran bravi guastatori in corsa, lavoravano in gruppo, ma sempre senza dare nell’occhio, di disponevano in formazione chiamata “a ventaglio”, e se ci finivi dentro erano guai, questi andavano sicuramente lasciati subito dietro se non voleva trovarseli tra i piedi. Levati quelli, gli altri big si trovavano più o meno impossibilitati a partecipare quel giorno, chi infermo, chi rimbambito, addirittura uno dei favoriti, il Mago, lo avevano incastrato incolpandolo di un fatto non chiaro, il tutto pagando degli informatori malandrini. Quando lui stesso diede il via all’altezza della prima galleria, il sole faceva già capolino tra i tornanti della strada sul lago, magnifico, il posto giusto per incoronare un altro successo, tutto filava liscio, si trovavva già al comando da solo con uno scatto mentre gridava il via, alla seconda galleria aveva già un discreto margine sugli inseguitori, si concese il lusso di sorseggiare un po’ di succo d’arancia ammirando il panorama di sotto, non si accorse però di quella sagoma tra i cespugli, qualzo se lo trovò di fronte ebbe solo il tempo di ammirare i suoi baffoni, poi la notte ritornò solo per lui. Quando si risvegliò, si domandò come mai le carceri di oggi fossero ancora così malmesse, ci volle un po’ di tempo per rendersi conto che si trovava in una di quelle celle austro ungariche tra le rocce della Rocchetta, ai lati qualcuno gli aveva gettato un quotidiano accartocciato, lo aprì inghiottendo l’ennesimo rospo, vide tre personaggi con le mani alzate in segno di vittoria ai lati della chiesetta dell’abitato di Pregasina, sputò per terra, questa volta si era fatto fregare, vide un fantoccio di cartongesso in fondo alla cella, aveva una barbetta strana….